L’uovo di Pasqua. Storia e Storie.
Non è un caso se la nostra tradizione dolciaria ha assunto a simbolo pasquale l’Uovo; è promessa di vita nascente, è simbolo augurale, è oggetto di formale perfezione.
L’uovo è stato nei secoli riprodotto con le più svariate modalità e usi; con tutte le specialità alimentari e non; dal marzapane allo zucchero filato, al croccante ma ormai soprattutto al cioccolato, in tutte le sue variazioni.
I reperti più antichi e le notizie pervenuteci, ne sono testimonianza.
In Mesopotamia, tra il Tigri e l’eufrate, in una tomba sumera di 3000 anni fa, sono state trovate uova della misura di quelle di gallina, coniate in oro massiccio.
A Tebe nell’antico Egitto le uova rinvenute avevano la misura di quelle di struzzo, ma erano modellate in argilla bianca e decorati con gli ideogrammi tipici della grafia egizia.
I persiani, in particolari ricorrenze festive, si scambiavano uova colorate con porpora e oro , attorno al VI secolo a.C., secondo riti mazdaistici, per noi, ancora oggi assolutamente ignoti.
I Celti, nel primo contatto con l’Europa mediterannea, apportarono l’uso di donarsi vicendevolmente uova, nel corso delle festività di inizio anno, quale augurio di prosperità.
Plinio il Vecchio (23 a.C.) e Ovidio, in alcuni occasioni citano l’uovo decorato e colorato oggetto di offerta votiva alla divinità.
In una tomba a Worms, in Germania, sono state trovate uova ornamentali nella tomba di una fanciulla morta in giovane età; la datazione è stata resa possibile dal contemporaneo rinvenimento di monete, battute intorno al 320 d.C.
Mentre sono del V° secolo dopo Cristo le uova modellate in ceramica reperite a Kiev in Ucraina nel corso di più recenti scavi archeologici.
Più recentemente risulta che il Re di Francia Luigi XI, detto il Cristianissimo perchè votato a presiedere l’ordine di San Michele, amasse donare uova di struzzo, svuotate e montate su basi di bronzo dorato, decorate con raffigurazioni orientaleggianti.
Ovviamente, oggetti rari e delicati, gli ultimi due dei quali battuti ad un’asta di montecarlo nell’anno 2001.
Nei paesi dell’Est europeo, la preparazione delle uova lavorate e decorate, è usanza antica: in Ucraina è detta Pyssanka, in Jugoslavia Pisanica ed in Ungheria Kokonica.
Il primo rinvenimento si era avuto a Opole, nel sud della Polonia, databile al X° seccolo dopo Cristo, ma la tradizione si è tramandata e tuttora sussiste.
Cos’è la Pyssanka?
La Pyssanka è un uovo di gallina crudo o cotto, pieno o vuoto, decorato con motivi ornamentali caratteristici della natura e del suo risveglio primaverile: alberi in fiore, cristalli, fiori.
La pitturazione avveniva con terre e pigmenti, con piante o foglie: scorza di quercia per il marrone, succo di barbabietola o pelle di cipolla od ancora mogano e per il rosso; corteccia di ontano o zafferano pe ril giallo; ortica, spinaci e segale verde per il verde; fiori di malva e legno di campeggio per il blu.
Infine per tutti i colori una in aceto per fissarli e dare brillantezza.
Ma al di là di queste cose caserecce, poi c’è stato Fabergè!
Carl Fabergè, scultore e orafo originario della Francia e depositario di quella scuola artistica di grande raffinatezza, creò e condusse una sua azienda a San Pietroburgo, tra il 1870 ed il 1917, allargando la propria attività ad Odessa e Kiev, nonchè a Londra.
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Fabergè fu orafo a tutto tondo e produsse ogni tipo di oreficeria ma a renderlo famoso fu la sua intuizione delle uova in metallo prezioso, in cristallo di rocca od in porcellana, mutuando dall’antica tradizione dell’umile pyssanka oggetti che richiamarono immediatamente l’attenzione dell’alta società russa e poi dello zar.
Nicola II (1868/1918) se ne incapriccia ed inizia a collezionare le uova di Fabergè, ne acquista a più riprese per donarle ai membri della sua famiglia ed ai vivitatori di maggior riguardo.
I più preziosi pezzi d’arte della collezione reale che vengono ricordati sono: l’uovo con la miniatura dello yacht reale; quello la riproduzione della ferrovia transiberiana (orgoglio nazionale) ed infine, pe ril suo valore storico, quello costellato con le effigi degli Zar dela famiglia Romanov, che per tre secoli hanno retto il t5rono di tutte le russie. Specialità del maestro sono stati anche gli smalti arabescati, detti alla francese guilloché, la cui lavorazione pretende temperature altissime, attorno ai mille gradi. All’interno di questi preziosi gusci le meravigliose sorprese miniaturizzate.
Ma la notte del 17 luglio 1918 tutto finisce.
Lo Zar, la moglie, le quattro figlie ed il piccolo Alecsiei, lo tzarevich, sono trucidati in una cantina di Ekatierinenburg, da un plotone di rivoluzionari. A rivoluzione iniziata, Agafon, il figlio di Fabergè, consegno segretamente una parte delle uova in pietra del padre (da poco defunto), al museo di mineralogia di San Pietroburgo, sottraendole quindi alla dispersione e poi fuggì in Finlandia.
E’ recente la notizia data da Tatiana Muntian, curatrice della parte residua della collezione Fabergè, del rinvenimento di un uovo in smalto blu cobalto, posto sopra un cristallo di rocca, che si ipotizza fosse stato rodinato da Nicola II per donarlo al figlio Alecsiei, al compimento del suo dodicesimo anno di età. (1917).
Altre uova di Fabergè facenti parte della collezione imperiale sono state rubate o forse svendute, mentre i nobili russi risuciti a lasciare il apese, ne hanno protate in Europa e vendute per sopravvivere.
Inoltre, dopo la rivoluzione di ottobre, anche il nuovo governo sovietico ne vendette all’estero per realizzare valuta pregiata.
Non è dato sapere cosa costassero allora le uova di Fabergè, nè quanto fu possibile realizzare dalle singole vendite o dalle aste organizzate, la più lontana notizia in proposito è del 1929, quando un uovo, non dei più preziosi, fu pagato a Londra 500 sterline.
E’ recente invece l’asta di Christie’s a Londra dove un Fabergè, si trattava di un grande uovo su basamento con orologio e movimento automatico, partì con una base d’asta di 7 milioni di euro toccando la cifra record di 13.925.609 euro.
Ma abbandoniamo i sogni.
Nella nostra tradizione italiana l’uovo è omaggio pasquale ed è di cioccolato, semplice o decorato artisticamente; abbigliato con seta e nastri più o meno raffinati e sofisticati.
Insomma vero o fabbricato, prezioso o comune, l’uovo origine della vita da secoli è simbolo di affetto, di augurio, di considerazione.
E’ un oggetto particolarmente legato alla Pasqua di Resurrezione e racchiude in se il concetto di risveglio di primavera, di ritornoalla vita della natura.
Giorgio Ortona
Pasticcere genovese, ha scritto diversi libri sulla pasticceria come “La pasticceria russa”, “I dolci Liberty” e diverse monografie su Canditi e cioccolato.